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Alla domanda "Gli altri vivono nel modo giusto?", il liberismo sembra preferire "Chi sono io per giudicare?". Rahel Jaeggi vede la situazione in modo diverso. Giudicare non è solo valido ma anche utile, sostiene. Il giudizio morale non è un errore, l'errore semmai sta nel modo in cui giudichiamo. Sia il modo di giudicare esterno - derivato da idee su Dio o sulla natura umana - sia quello interno - basato sulle idee di una determinata società -, però, hanno gravi difetti, nonché detrattori. In "Critica delle forme di vita", Jaeggi offre una terza via: si tratta della critica immanente. Essa inizia con il riconoscimento che gli stili di vita sono intrinsecamente normativi, perché affermano la propria bontà e rettitudine. E hanno anche uno scopo coerente: risolvere i problemi sociali di base e far progredire i beni sociali, la maggior parte dei quali è comune a tutte le culture. Per Jaeggi possiamo giudicare la validità delle rivendicazioni normative di una società valutando come questa risponde alle crisi, se è in grado di superare in senso emancipativo le contraddizioni che nascono dall'interno e di aprirsi a percorsi di apprendimento collettivi. Contro i racconti relativisti e assolutisti, Jaeggi mostra, quindi, che è possibile una critica sociale razionale.